Parole sul Nulla

La dimensione della scrittura è così accanto all’ascolto, che mi chiedo quanto di me esiste nella parola detta e quanto in quella scritta.

In quale percentuale mi riverso maggiormente.

Il dire è altro dallo scrivere, è volersi fare ascoltare, mentre lo scrivere è ascoltarsi.

È come guardare dentro le trame del nostro tempo ridotto, intrappolati nell’urgenza di scoprirsi diversi, o coincidenti all’immagine fissa che abbiamo di noi.

Nella dimensione della scrittura incontriamo noi stessi e, nell’incertezza di  pronunciare chi siamo, cerchiamo l’origine e il senso delle opere che ci circondano.

La scrittura è un segreto, qui siamo liberi di am/metterci, perché tra lo scriversi e il leggersi, in mezzo ci sono le identità che celiamo, relegate a seguire il servizio dello scorrere lineare del tempo.

Siamo esseri complessi e scoprirlo fa male, poichè siamo degli infiniti compressi in un corpo fragile, mortale e malato.

Comprimere per espellere tutta la stanchezza

Non a tutti è permesso di entrare nella bellezza di questa complessità, perché la Bellezza è un Tempio.

 

Le parole sul nulla, sono raccolte tra i pensieri e la necessità di raccontare la compressione del corpo su uno stato di infinito.

Archiviano tracce di possibilità, entropia, di vuoto, di invisibile, di gravità e di tempo, come formule segrete da decifrare, o come un retro della tela da accettare.

La scrittura ha il magico potere di rendere ancor più complessa e illeggibile la realtà che ci circonda.

Compiere lo sforzo di comprendere le frasi celate, ci aiuta a renderci consapevoli della bellezza invisibile e non detta che risiede nelle opere del Mondo.

In una mescolanza di parole lette, di vita vissuta, pensieri liberi e interazioni, in queste scatole è racchiusa la densità possibile dell’immaginazione.