LA KORE CUCITA – il filo del corpo di Ilaria Margutti

Riflessioni per un progetto in opera.

Le vergini tessitrici del Partenone, tessevano il Peplo per

Athena, Dea della guerra, ma anche della tessitura.

Athena, sfidata dalla mortale Aracne, aveva perso la sfida contro

la tessitrice di vite e di segreti, lei aveva saputo svelare i

sotterfugi e le imperfezioni degli Dei dell’Olimpo.

La tela svela e perde al tempo stesso. Perde il peso del mondo.

L’insensato supplizio di Aracne, dimostra la perdita della sua

ostinata superbia, ma scioglie gli umani desideri degli Dei, come

nodi di raso.

La parola Kore ha un duplice significato:

Kore è il secondo nome di Persefone, Moglie di Ade e figlia delle

stagioni

Kore è la scultura greca in posa stante, ricoperta dal Chitone che

porge un dono agli Dei.

Il gesto del “donare”, dell'”offrirsi” è un gesto della natura

femminea.

L’attesa, il costante e laborioso tessere è la forza della

lucidità del tempo, che scorre senza apparenti cambiamenti, ma che

nel suo divenire dipana esistenze.

Ho pensato al tempo e al gesto ripetuto, ho pensato all’oltraggio

del silenzio, quando ho voluto amputare le gambe alla mia figura

di donna che reca al petto un dono di spilli.

Una amputazione che lascia spazio al mistero di ciò che la cosa

avrebbe potuto essere, come un’antica scultura arcaica greca.

l’arte si fa nido nel mistero.

l’integrità toglie il dubbio e genera passaggi forzati,

ciò che è incompleto lascia spazio al tempo e alle cose di come

sarebbero potute diventare.

La mia Kore cucita, si dona e dona al tempo stesso.

Porta gli spilli, perché la bellezza va guardata attraverso il

coraggio e non può mentire.

La bellezza ferisce e svela lo sguardo.

Questo lavoro dopo tanto rammendare, dopo tanto chiudere, ora

toglie ciò che appesantisce e non serve.

è ora di sganciare l’ancora senza aver paura della vertigine.

pungo i tuoi occhi, perché possano tornare a vedere.