Infrangimento di Samuele Papiro

Gli occhi si apriranno come occhi che si aprono

dittico, ricamo, semi e garza su tela, 120x200cm, 2014

(collezione privata)

Tessuto, tegumento, pelle, ossa, ma anche semi, rami. Ferite ricucite senza dolore. Organicità viva ma non ancora attiva al suo massimo grado. Partiamo dalla premessa che possiamo  discutere sull’ arte partendo dall’opera e allora mi accingo a guardare gli ultimi due lavori di Ilaria – Gli occhi si apriranno e Come occhi che si aprono, 2014 – riconducendoci così alle sue Predizioni, ci sta mostrando un passaggio temporale attivo, non è solo una predizione; da una parte un profilo, il proprio, mentre sembra dormire con gli occhi chiusi e le braccia conserte, spine sul corpo, non dentro; poi l’altra immagine che sembra speculare, dove le braccia sembrano essere unite come se fossero in preghiera verso l’alto, il corpo coperto di semi e piccoli frutti secchi sulle punte. Un seme che germina, una serenità intrinseca al soggetto che ha fede anche al buio e che appunto, sa che gli occhi si apriranno.

Il buio. L’inizio della germinazione, un seme praticamente sotto terra.

Da qui posso fare un passo indietro e vedere l’opera che Ilaria ha creato fino ad ora come una catalogazione organica di ciò che la compone. Usando questa metafora mi si apre una visione. Vedo il processo. Posso a mia volta riconoscere i fili e comporre un ricamo. I fili sono espliciti.

i ricami del 2009 Il filo dell’imperfetto, ci mostrano le ferite senza avvertire il dolore nel ricucirle, come se l’artista fosse consapevole che il processo di guarigione è necessario per definire chi è, chi siamo. Ricucendo gli strappi, ricompone, avvicina i lembi, cataloga.

E il catalogo prende forma piena nelle Useless boxes e nell’Archivio inutile di esistenze tattili.

Dopo aver dichiarato genere e confini, ecco cosa siamo: emozioni che viviamo e persone che incontriamo.

In E corpore medendo – si esplicitano la trascendenza, ritrae diverse figure dove la parola viene trasformata in codice, questi corpi non intelaiati, sindoni, ci dicono appunto di qualcosa che rimane dopo il corpo, una guarigione “dal corpo”, qualcosa va al di là delle parole che noi possiamo comprendere. Ecco tutti i fili, allora: i confini, il genere, le relazioni, le emozioni, l’organicità del tutto, ricordato da ciò che muore, ma ancora mi compone, una dichiarazione di mutazione, crescita e trascendenza. Tutto questo è il DNA  l’archivio organico per eccellenza che Ilaria riesce a mantenere vivo all’interno del proprio seme. L’Opera fino ad ora. Con gli ultimi lavori questo seme è stato messo nel terreno per crescere, dopo la dichiarazione di composizione del proprio Ego, ora viene la prova di germinazione e crescita, dove la forma cambierà, dove l’essere prenderà contatto con l’esterno, perché ora c’è bisogno di elementi esterni per crescere. Non sappiamo la forma della pianta che Ilaria darà alla propria opera, sicuramente il DNA è dichiarato e sapremo quali sono gli elementi fondanti, questa consapevolezza permetterà ad Ilaria di rendere il suo lavoro ancora più universale.

 

INFRANGIMENTO

Ricamo, seta, semi di acero su tela 140x100cm, 2014

“Non so dove sono, ma so che qualcosa di me sta andando oltre quello che voglio essere e mi sento di essere. Un ramo di me oltre i confini, un ramo che tocca chi non deve toccare e che se cresce porterà dietro tutto il resto. Potrebbe spaccare il mio tronco, non dico uccidermi, ma non permettermi più di crescere come e con chi vorrei crescere. Io sono dentro, anche se dentro e fuori non ho ancora capito bene cosa vogliano dire, ma esisto prima di quel ramo ed esisto prima del mio tronco, ero già nel seme e sapevo che avrei potuto essere nei miei rami e ho capito solo tardi che non tutti i rami potevano vivere, per poter vivere, per continuare ad essere e avere i miei frutti, avrei dovuto avere disciplina. La struttura doveva essere al mio servizio e io non al suo. Trattenersi mi definisce allo stesso modo del mio agire. Per poter essere veramente libera non potevo essere ogni cosa e in ogni dove. Ho dato ordine agli eventi che a voi sembrano casuali di agire per limitarmi, per non agire oltre quel confine, per poter agire ancora più libera nei miei confini. Esisto prima e oltre il mio ego. Esso mi compone, non sono io, esso è parte di me, le altre parti di me esistono in virtù di dove vanno i miei rami e quanto sole posso prendere e cosa posso assimilare. Ego deve avere forma e consistenza, forza e abilità, ma non deve farmi morire. Tutto questo non lo sapevo veramente, conoscevo ma non agivo, mi portavo ai limiti. Il corpo che sono ha trovato la soluzione. Fermati, non andare oltre – questo mi ha detto. Ho provato un dolore intenso ora per non provarne uno più intenso domani. Ora questo sarà un segno perenne, un segno per ricordarmi sempre di chi sono e come voglio essere con l’altro da me. Ho modificato la mia struttura per non perdere la mia vita. Per questo oggi sono più forte, per questo oggi energia ed azione sono in equilibrio. Per questo oggi sono viva.” 

Samuele Papiro