FARSI SOMIGLIANTE
Oratorio di San Crescentino | Morra | Città di Castello (PG)
dal 20|10 al 3 |12 |2023
a cura di Mario Fondacci e Sabrina Massini. Celebrazioni per il cinquecentenario dalla morte di Luca Signorelli.
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di Ilaria Margutti
Non è un dettaglio sfuggito e non sai quando
per una mancanza d’attenzione
sai di non essere cambiato
a muoversi è stato il planetario
sconvolgendo tutti i nomi nel silenzio
mentre eri fermo ti ha
levato il centro
ora stai lí, difendi
con un amore immenso il tuo veleno.
Silvia Bre – (La fine di quest’arte, Einaudi, pag 75)
Già da qualche secolo l’Universo non ha più un centro, la rivoluzione copernicana attraversata dalle osservazioni di Galilei, fino alle leggi della relatività di Einstein, ci hanno oggi condotto alla scoperta nel 2014, della rete del Superammasso Laniakea, non ultima testimonianza di quanto tutto sia tessuto come una maglia intrecciata di relazioni ed eventi consequenziali, di cui non si intravede più nessun inizio.
In pochi anni di recenti scoperte ci siamo trovati a navigare soli senza riferimenti e senza mappe, nessun navigatore in nostro soccorso, nessun punto cardinale che una bussola possa indicare.
È una prospettiva capovolta, quella che stiamo abitando e la rivoluzione copernicana è ancora in atto.
Parte da qui il motivo per cui ho scelto il titolo per questa mostra: Farsi Somigliante, significa accogliere la mancanza di un centro, accettare la relazione come somiglianza, ascoltare il ritmo della Natura come un respiro, nel quale possiamo riconoscere la connessione che ci tiene in vita.
Ricamare è un gesto d’ascolto e, nel suo lento crearsi, mette a soqquadro le certezze in cui abitiamo il nostro quotidiano spazio/tempo; ogni punto è un pensiero che si genera e un filo che si collega ad un altro punto.
In una condizione quasi meditativa, la mente è più attenta, vede il dettaglio e allo stesso tempo l’insieme, ascolta il respiro e il battito dell’ago sulla tela e, mentre il ritmo si crea, accompagna il gesto.
Un moto che si propaga come un’onda, mai uguale ma sempre somigliante.
Immergermi dentro a questo ascolto, mi avvicina alla complessità della vita, mi accompagna dentro un mondo invisibile fatto di dettagli di filo minuti e incompiuti che si diramano e si originano, trasponendo nei tempi lunghi della loro realizzazione i tempi lenti della Natura.
Ed è nella Natura che ho immerso i ritratti dei miei studenti e studentesse, come corpi/semi-rami/arterie che si donano nel gesto della fioritura, si espandono e si disseminano nella vita, invitando l’osservatore a fare lo stesso: prestarsi a farsi somigliante, riconoscere ciò che ci somiglia, porgere le mani all’altro per indi
viduare in noi le forme della natura che vivono fuori di noi.
Tutti universi in espansione ma sempre legati da quella relazione che li dispiega nella rete indissolubile con la vita.
Li ho voluti immaginare come futuri uomini e donne consapevoli di questo legame vitale.
Piccole resurrezioni quotidiane, riscatti a questo tempo avvelenato, risvegli senza un centro, prospettive concentriche senza punti di fuga.