Dal ricamo alle stelle con Ilaria Margutti
Dal ricamo alle stelle
di Francesca Verdesca Zain /articolo su VIVOUMBRIA
Cosa hanno in comune l’arte del ricamo con un’astronoma dei primi del 900 e la ricerca interiore con una nobildonna francese del 1600?
Ce lo spiega Ilaria Margutti, artista del ricamo che dal 29 luglio al 4 agosto terrà una residenza artistica a Santa Maria degli Angeli, dal titolo “Dal Filo al Cielo”.
Realizzata con il sostegno del Comune di Assisi e a cura di FARE cooperativa sociale, in collaborazione con Viviana Tessitore, Accademia Punto Assisi, Fondazione POST Perugia, DigiPass Assisi, StarLight un planetario tra le dita APS, CasermArcheologica, durerà una settimana e si svolgerà all’interno del Palazzo del Capitano del Perdono.
Proprio come dei piccoli punti messi senza fretta uno dietro l’altro, Ilaria, iperbolica e rassicurante insieme, ha la capacità di prenderti per mano e trasportarti con immediatezza nel suo lavoro e nel suo mondo, attraversando temi in realtà complessi con naturalezza e semplicità.
Lo fa come se stesse cucendo, mettendo insieme parole ed emozioni, concetti e sentimenti in un continuum fluido che mira, in un mondo veloce e distratto come il nostro, a porre l’attenzione su ciò che si sta compiendo, a unire quei punti che ci portano alla ricerca di un “orientamento interiore” ora più che mai necessario.
Residente a San Sepolcro con papà umbro e molto legata alla nostra regione, Ilaria si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Firenze ma nel 2007 abbandona la pittura per dedicarsi completamente al ricamo: “il mio lavoro – racconta – è caratterizzato sia dalla tecnica, che non può che essere tradizionale, ma soprattutto dai significati che stanno dietro al ricamo e al fatto che sia una tecnica che ti accompagna all’interno di un mondo molto meditativo. Quello che avviene nel momento del gesto del ricamare è una forte consapevolezza di ciò che ci sta intorno, di ciò che stai facendo, del lavoro sul dettaglio”.
Partendo da un’arte antica e, almeno in occidente, svolta prevalentemente da donne, Ilaria lavora fin dall’inizio su tematiche legate alla consapevolezza femminile partendo dall’idea di ridefinire il concetto stesso della nostra identità: “dato che il ricamo ha origini in quel femminile che oggi, in un contesto di cultura moderna, viene dal femminile stesso rifiutato, la mia modalità è di vederlo in una dimensione altra, di portarlo a essere non più una tecnica ma una ricerca artistica. Il ricamo nella storia è stato sempre un po’ messo da parte, ha questo connotato di tenerci chiuse in casa, cosa che giustamente noi donne non vogliamo. Però, guardato da un altro punto di vista, non solo rifacendo i punti antichi ma andando a lavorare sui significati, ci porta invece altrove”.
Ed è proprio da qui che Ilaria ha l’intuizione di affiancare la tecnica del ricamo a quella che è l’ultima frontiera della conoscenza umana, ossia alle tematiche dell’astrofisica e della fisica delle particelle: “lo spazio, l’infinito, l’ignoto sono sempre stati ciò che ha interessato l’uomo quando ha cercato di conoscere da dove viene. Affiancare una cosa che è prettamente tradizionale, in qualche modo anche molto delimitata alle mura domestiche a qualcosa che invece ha a che fare con l’infinito, sposta il modo di guardare la tecnica stessa e il ricamo in sé”.
Ilaria inizia quindi a ricamare dedicando il suo lavoro a Henrietta Leavitt, una scienziata americana dei primi del 900 che, con strumenti nemmeno troppo sofisticati e chiusa tra le mura del suo laboratorio, catalogò migliaia e migliaia di stelle scoprendo come poter misurare la distanza in anni luce tra una stella e l’altra. Una scoperta fondamentale, che ha cambiato totalmente la percezione che avevamo dell’universo che ci parla di “come da qualcosa di piccolo, di contrito, di limitato, si scopre l’infinito, si va ad avvicinarsi a ciò che per l’uomo non è nemmeno pensabile. Ho visto che ci sono tante affinità tra la ricerca scientifica e ciò che avviene quando si ricama quindi io voglio portare alla luce questo aspetto, far vedere il ricamo come una frontiera anche di scoperta e non solo di tradizione”.
Ma non solo, così come le stelle sono state i primi punti di orientamento dell’uomo “attraverso il ricamo possiamo tracciare delle mappe, cercare un orientamento interiore, ri-orientarci, guardare il cielo per ritrovare la nostra mappa e riunire i nostri propri punti”.
La residenza sarà quindi un percorso che porterà i partecipanti all’interno del processo artistico ma anche a vivere un’esperienza che lascerà loro non solo un manufatto e delle competenze tecniche ma anche e soprattutto un percorso emotivo di conoscenza interiore, una bussola emotiva capace di segnare la direzione tanto sulla terra quanto tra le stelle.
Partendo da una camminata in natura per riappropriarsi delle proprie radici terrene, si arriverà al cielo, con l’osservazione delle costellazioni guidata dall’associazione Starlight, in un continuo lavoro di unione tra terra e cielo dove il ricamo costituisce strumento suggestivo di indagine.
“Durante la residenza – prosegue Ilaria – utilizzerò una mappa che è stata scritta e successivamente disegnata da Madeleine de Scudéry, nobildonna e scrittrice di fine 600 che, in una delle sue opere descrive e disegna una mappa emotiva, come se le emozioni potessero essere un paese da attraversare. Qui le città prendono i nomi dei comportamenti, i fiumi delle inclinazioni degli esseri umani e così via. In questa mappa il territorio che si va ad esplorare ha le sembianze di un territorio normale ma in realtà rappresenta l’emotività dell’essere umano.
Noi uniremo quindi il cielo e la terra in funzione di come ognuno di noi ha bisogno di orientarsi e tutto questo lo tradurremo poi con il ricamo”.
Fili che uniscono emozioni e persone anche fuori dal corso, che si aprirà anche all’esterno la sera, dalle 21 alle 23 con una tela messa a disposizione dei passanti ai quali si chiederà di contribuire, quasi a sottolineare ancora una volta, quanto grande sia questo ordito invisibile che ci contiene tutti al di là delle differenze.
Alla fine di queste giornate, giovedì 4 agosto, verranno presentati i lavori emersi che sarà possibile visionare in una mostra aperta fino al 15 agosto.