MNEMOSYNE | Freemocco
Mnemosyne
27 gennaio – 19 febbraio 2023
inaugurazione venerdì 27 gennaio ore 17,30
Spazio freemocco via vincioli 16, Deruta.
A cura di
Chiara Lorenzetti, Anna Masetti, Lorenzo Fiorucci
Artisti in mostra: Marco Baldicchi, Ilaria Margutti, Gianni Moretti, Attilio Quintili
Mnemosyne è l’esposizione che inaugura il 27 gennaio, Giorno della Memoria in ricordo delle Vittime dell’Olocausto, e coincide con una ricorrenza così significativa per celebrare la memoria in quanto capacità ed esercizio propri e fondanti dell’essere umano.
La mostra porta l’attenzione sull’atto del ricordo come meccanismo di elaborazione cui segue una fase di racconto: esso parte da una dimensione personale per confluire in una narrazione a più voci.
Si dice sia Mnemosyne, figlia di Urano e Gea, ad aver dato nomi a oggetti e concetti per permettere agli uomini e alle donne di comunicare; fu Aby Warburg che a inizio XX secolo costruì, per la prima volta, un atlante di immagini archetipiche per mappare la memoria visiva del mondo Occidentale, il Bilderatlas Mnemosyne.
I quattro artisti presenti in mostra intrecciano il tema della memoria intellettiva, storica o intima, a una componente visiva e materica.
Attilio Quintili, con l‘opera Campo di memoria (2023), celebra il luogo stesso in cui si realizza la mostra, che sin dal 1300 ha ospitato due fornaci per la lavorazione della ceramica, rimaste attive fino al 1970, sulle cui macerie la famiglia Quintili ha costruito la propria abitazione e il laboratorio Maioliche Fidia, oggi studio dell’artista.
Ilaria Margutti, attraverso l’opera Sühne (2013-2019), permette il transito da una memoria intima a una memoria condivisa, attraverso la ritualità del ricamo e conferendo ad essa una consistenza materica.
L’artista trasferisce le storie racchiuse in diari privati su un tessuto che le unisce rendendole partecipi di una fioritura collettiva e di un moto di perpetua espiazione del dolore. Il lavoro, iniziato nel 2013, ha permesso all’artista di avvicinarsi alla memoria personale di Etty Hillesum, deportata ad Auschwitz dopo due anni nel campo di prigionia di Westerbork, durante i quali scrisse questo suo unico capolavoro.
Marco Baldicchi nell’opera Civitas Dolens (2014) rielabora lutti e tragedie collettive di intere comunità, trascendendo i confini geografici e politici, attraverso la mappatura di luoghi drammaticamente noti per nefandezze commesse dall’essere umano. L’installazione si compone di cinque formelle in porcellana, con incisi i nomi dei luoghi – Sarajevo, Gerusalemme, Johannesburg, Rwanda, Beslan – marchiati da segni rossi dello smalto sanguigno.
Gianni Moretti espone parte degli Studio per un Monumento (2018-2019); il lavoro si lega ad Anna – Monumento all’Attenzione, che rievoca l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema ed è stato realizzato nel 2018 nel luogo della strage con l’installazione di cardi in alluminio lungo la mulattiera. Gli studi qui esposti sono una traccia del processo di elaborazione dell’opera-monumento nella quale l’artista dà la possibilità, a chiunque voglia, di trasformare la memoria, in questo caso storica, di un evento drammatico in responsabilità ed esperienza personale.